Croazia, il boom delle spiagge artificiali per mantenere la promessa da cartolina. “La costa morirà”

Sabbia bianca, acqua cristallina, sole splendente e vacanze idilliache sono ciò che decantano le brochure, ma la promessa di una cartolina perfetta ha il prezzo di un patto faustiano tra turisti e operatori dell’incoming, che sta lentamente distruggendo la costa croata. Alcune spiagge resistono e stanno proponendo le risposte di domani al sovraffollamento turistico.
Dei suoi oltre 6.000 chilometri di costa, isole comprese, la Croazia ha solo il 6% di spiagge di sabbia o di ciottoli. Ma i milioni di visitatori che ogni anno accorrono per immergersi nell'Adriatico si aspettano quasi tutti di poter stendere i loro asciugamani su soffice e incontaminata sabbia bianca. "Il nostro problema è lo spazio", afferma Dalibor Carevic, professore di ingegneria civile costiera presso l'Università di Zagabria. "Dove vuoi mettere tutti questi turisti che vogliono solo sdraiarsi sulla spiaggia?
Primosten, così appare a metà maggioDa diversi anni alcune località balneari hanno iniziato ad ampliare artificialmente le proprie spiagge, "rigenerandole". Per estendere la superficie si utilizzano ghiaia finemente frantumata in modo da assomigliare alla sabbia, oppure piccoli ciottoli prelevati da altre fonti, come i fondali marini o le cave. Succede ad esempio a Primosten, tra Spalato e Zara. Una rapida ricerca di immagini su Internet rivela una spiaggia bionda e acque turchesi. A metà maggio, quando i raggi del sole sono ancora temperati dal vento primaverile, ad accogliere i visitatori non è l'immagine da cartolina, ma camion carichi di macerie che percorrono a grandi passi la spiaggia fiancheggiata da pini.

I turisti hanno cominciato a farsi vedere a Primosten alla fine degli anni Sessanta. "E a quel tempo non c'era la spiaggia", ha raccontato all’agenzia di stampa France Presse il sindaco Stipe Petrina. "Qui tutto era roccia."
Quando circa sessant'anni fa arrivarono i primi turisti, le rocce furono disposte per livellare la costa e consentire agli ospiti di entrare in acqua più facilmente. A causa dei venti meridionali che, settimana dopo settimana, mese dopo mese, sferzano la spiaggia, l'erosione ha progressivamente accelerato il suo ritmo e il litorale si è rimpicciolito. Eletto ininterrottamente dal 2005, il sindaco ha lanciato un progetto di ampliamento della spiaggia nel 2010. "L'idea era di dare a tutti la possibilità di accedere a questo bene pubblico che è il mare", racconta, tra vivide descrizioni dei contenziosi legali con chi ha cercato di fermare i suoi progetti.
L’inizio nel 2010 e i contenziosi"Ci descrivevano come i selvaggi di Primosten", ricorda. "È vero, abbiamo preso (rocce) dalla cava. E tutto quello che c'era, tutto quello che ci dava fastidio, lo abbiamo spianato. E sì, siamo stati accusati di aver distrutto le rocce. Va bene. Ma oggi queste spiagge, dove il 95% delle persone nuota, ci sono. E chi vuole può camminare un po' e andare a nuotare saltando dalle rocce. Ma non vedo molta gente che lo fa".

La sua città, 2.800 abitanti e 65 bar e ristoranti, accoglie fino a 90.000 turisti all'anno. Quest'anno il sindaco si aspetta di più: Primosten è stata descritta da diverse agenzie di viaggio britanniche come la "perla nascosta" della Croazia, con le sue "spiagge di sabbia fine e acque cristalline". È semplice, riassume il sindaco: "Non si possono avere 15.000 turisti e una spiaggia che ne può ospitare solo 2.000. Noi siamo Primosten. La località balneare. E viviamo al 100% di turismo". Un'osservazione che può essere estesa a tutto il litorale.
L’aggravante dello scarso apporto fluvialeLa Croazia non è l'unico Paese a ripopolare le proprie spiagge: anche Spagna, Francia, Italia... lo stanno facendo, sottolinea l’ingegnere civile. Ma il mare croato, in cui sfociano pochissimi fiumi rispetto a quelli che fronteggiano gli altri paesi citati, è proprio per questo meno consono all'apporto di sedimenti provenienti da un altro ambiente e il suo ecosistema reagisce in modo più violento. "Quanto più cresce il contributo economico della costa, tanto più spazio viene sottratto al mare, non solo per ampliare le spiagge, ma anche per costruire parcheggi, porti, strade... Stiamo rendendo artificiale la nostra costa. Su larga scala", lamenta Carevic. Tutta? No. C’è na piccola spiaggia resiste da diversi anni. A Sakarun, sull'isola di Du gi Otok, ogni anno passavano anche i camion per rimuovere la posidonia, pianta marina le cui foglie morte si depositano sulle spiagge in inverno e formano grandi "panche" scure sulle spiagge, proteggendole dall'erosione.

Questi "polmoni dei mari" fungono anche da serbatoi di carbonio e vivai ittici. Per anni, tuttavia, vennero coscienziosamente rimossi. "Ciò che i turisti cercano su questa spiaggia è la sabbia", afferma Kristina Pikelj, docente di geologia all'Università di Zagabria e protettrice delle spiagge che ha fatto della difesa delle praterie di fanerogame marine il suo obiettivo principale. Nel 2021 ha avviato un progetto di ricerca sulla spiaggia, abbinato ad iniziative volte a sensibilizzare la popolazione locale e i turisti sui suoi benefici.
Sakarun e l’”operazione posidonia”"La posidonia protegge ciò che c'è sotto, protegge la sabbia. Ogni volta che la rimuoviamo, creiamo erosione", spiega il professore, perché "rimuoviamo più sedimenti di quanti la natura possa fornire". Grazie al suo lavoro e alla comprensione dei residenti, i camion sono scomparsi da tre anni. Le praterie di fanerogame marine vengono semplicemente spostate, conservate fino alla fine della stagione turistica e riposizionate. "Esistono delle soluzioni", insiste la ricercatrice che visita la spiaggia ogni mese per valutarne lo stato. "Certo, ci vuole lavoro, come ogni cosa, e soldi, ma i soldi vanno investiti."

Nel 2024 il turismo ha portato alla Croazia quasi 15 miliardi di euro. Ma nonostante attraggano i visitatori, queste spiagge non sono eterne. Con il riscaldamento globale, "i livelli del mare si stanno alzando, le onde stanno diventando più grandi e se hai costruito una spiaggia artificiale (e probabilmente una fila di edifici sulla costa), quelle spiagge saranno schiacciate tra gli edifici e il mare in aumento, e si ridurranno irrimediabilmente" e rischieranno di scomparire.
"Quelle spiagge finte rischiano di scomparire presto”L'aumento del numero di tempeste e delle condizioni meteorologiche estreme rendono le spiagge artificiali più precarie: ogni tempesta trasporta un po' più di sedimenti in mare. Ma nulla è ancora irreversibile, ne sono convinti la professoressa Pikelj e i suoi studenti, venuti a raccogliere campioni a Sakarun per immaginare le soluzioni future all'inquinamento delle spiagge. "Gli studenti hanno molta energia, cerchiamo di sensibilizzarli e di fare la differenza attraverso il nostro lavoro sul campo e in laboratorio", afferma con entusiasmo Marija Meklav, 24 anni. "La nostra generazione può farcela".

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